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La torta Camilla era gonfia, ma non perché si dava delle arie e le sue guanciotte erano rosse, ma non perché stava suonando la tromba.
Enrica, la bimba di casa l’aveva impastata con farina di farro crepuscolare, uova di gallo cedrone, burro del Terminillo, zucchero di canna della Malesia, finalmente bagnata con la migliore acqua del bronzino e poi aveva avuto il colpo di genio: i pop-corn.
Se devo essere sincero a Camilla non sembrava una bella cosa tutto quel miscuglio di strani ingredienti.
Aveva visto nascere le sue amiche ancor più strane, ma questa cosa dei pop-corn la preoccupava, non sapeva come sarebbe venuta e aveva dei dubbi sul suo futuro.
Le altre erano venute diverse o molto croccanti o molto morbide.
Ricordava ancora Elisabetta, la torta di mele, venuta al mondo molto bassa che non faceva sperare nulla di buono con tutte quelle mele renette e tutto quel burro della Centrale e poi invece cresciuta molto bene e gustosa.
E pensava a Romolo, lo strudel, nato con una forma strana, con tante buone cose dentro a tal punto che il gatto di casa si era bruciato i baffi quando si era avvicinato un po’.
Beh, con Romolo, lei ci aveva fatto un pensierino, ma lo avevano subito portato via ed era rimasta lì col suo sogno infranto.
Ora che continuava a gonfiarsi però i suoi dubbi cominciarono a diventare realtà: i pop-corn dal calore stavano cominciando ad aprirsi e iniziavano una danza lenta.
Presa da quello strano tremito Camilla non pensò minimamente alle conseguenze di tutto quel movimento e fu felice di essere un’altra torta d'Enrica.
I giochi della bimba la entusiasmavano, quel provare nuove ricette e quelle torte così ben riuscite, le aprivano uno stupendo futuro.
Ora che i brividi aumentavano e cominciava a divenire croccante all’esterno non vedeva l’ora di uscire da quel forno.
Desiderava farsi imbellettare di zucchero vanigliato, raffreddarsi, distendersi e aspettare che Enrica decidesse a chi regalarla.
Così Camilla non s’accorse che appena uscita aveva iniziato a danzare sopra il ripiano di marmo.
I suoi movimenti erano leggeri e ritmati, i suoi bordi bruniti vibravano al contatto con l’aria e, anche se mancava la musica, tutti avrebbero detto che stava danzando un samba.
Voi lo avreste notato subito, ma lei non conosceva minimamente quel ballo: non era cresciuta sulle spiagge di Rio e non aveva nemmeno conosciuto il Carnevale.
La mamma d'Enrica fu subito eccitata dell’esperimento a tal punto che prese Camilla e cercò di posarla su un piatto rotondo, ma lei non stava ferma un attimo.
Quel ritmo l’aveva presa, i pop-corn scoppiavano ancora e ancora e non avevano nessuna intenzione di fermarsi.
Pensò a danze dei cinque continenti, a sfrenate rumbe, a divertenti twist, a stupendi valzer, a balli tribali scanditi da tamburi della foresta e volle provarli tutti.
Si librò in aria e col fuoco nelle vene ispezionò i locali e si posò sullo stereo.
Scelse i pezzi ad uno ad uno e, di fronte alla famiglia attonita, ballò fino a tarda sera.
Chi avrebbe voluto addentarla ci pensò più di due volte, chi avrebbe voluto fermarla non vi riuscì nonostante l’agilità.
E mentre succedeva tutto ciò ad ognuno dei presenti venne in mente il veglione che ci sarebbe stato l’indomani: una festa che Enrica avrebbe dedicato ai suoi piccoli capolavori.
Così tutti decisero di trasformare quel momento in un grande evento in cui avrebbero ballato Elisabetta, Camilla e tutte le torte fatte fino a quel momento.
Il giorno dopo sopra una bellissima tavola imbandita e uno stereo a tutto volume Camilla non improvvisò: aveva studiato tutta la notte i più bei ritmi dei pianeti.
Provò i balli antichi e quelli moderni, divise l’esibizione in danze figurate e scatenate, vibrò tutta accompagnata da montagne di strumenti a percussione e a fiato e, quando i tamburi ebbero il sopravvento, mostrò a tutti la bellezza dei ritmi africani.
Allora, così coinvolte, tutte le torte presero a fare un girotondo intorno a Camilla e a ballare con lei.
Lei non si accorse nemmeno che d’improvviso era comparso Romolo, lo strudel che Camilla credeva di aver perduto per sempre.
Con tenerezza la prese per un bordo, se l’avvolse attorno e iniziò uno stupendo tango argentino.
Quel che è successo poi ormai se lo ricorda solo Enrica, l’unica rimasta di quella strana famiglia: i due ballarono teneramente tutta la notte sempre più innamorati l’uno dell’altra.
E quando la festa finì, tutti due si raffreddarono, i pop-corn smisero di scoppiettare e al loro posto fu trovata una stupenda meringa di panna e vaniglia spruzzata di dolcissimo cioccolato.
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